Autore: Aurelio Lomi
Titolo dell'opera: La Resurrezione di Cristo e Il Giudizio Universale
Data: 1603 - 1605 (circa)
Ubicazione: Basilica di S. Maria Assunta di Carignano
Dimensione: n.n.
Tecnica: olio su tela
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Descrizione dell'opera
La Basilica di S. Maria di Carignano venne costruita per volere di Bendinelli I Sauli nel 1482, per rappresentare il fasto e la potenza economica della propria stirpe. Nel 1548 il progetto fu affidato all'architetto perugino Galeazzo Alessi, che realizzò un imponente edificio a pianta centrale, seguendo lo schema del progetto di S. Pietro di Antonio di Sangallo il Giovane. La chiesa rappresenta a Genova, uno dei più emblematici esempi di architettura cinquecentesca. La prima pietra fu posta nel 1552 e, nel corso degli anni, al suo interno furono collocate importanti opere d'arte grazie ai ricchi lasciti di Sauli.
Agli altari furono sistemate tele direttamente commissionate dai Sauli e altre acquistate e adattate, con aggiunte, da Domenico Piola, per adeguarle alla collocazione prestabilita. Da sinistra verso destra troviamo, nel secondo altare, la Resurrezione di Cristo di Aurelio Lomi insieme all' Annunciazione attribuita a Ottavio Semino; la seconda tela di Lomi, Giudizio Universale si trova sopra il portale laterale sinistro.
L'imponente pala del Giudizio Universale è datata 1603, e negli stessi anni, sempre per la famiglia Sauli, esegue anche la tela della Resurrezione.
Le due tele furono giudicate dal Lanzi (1809, pag.255) "terribile, del più vivo colore che usasse mai", mentre non incontrarono l'approvazione dell'Alizeri (1846) che la giudicò "studiata quanto gli permetteva l'indole frettolosa e colorita secondo quanto lo spronava la brama di imitare il maestro, che fu il Cigoli".
Il Giudizio è caratterizzato da una spiccata simmetria compositiva e da un tono altamente patetico, enfatizzato dalla presenza della croce posta al centro del quadro; le tinte livide e le forti lumeggiature rimandano alle sue acquisizioni genovesi, mentre certe torsioni delle figure sono tipiche del Lomi, legato pur sempre, nonostante le suggestioni genovesi, ad una matrice figurativa tardo-manieristica di stampo fiorentino. L'artista si applica proponendo un impianto grandioso, un'esecuzione accurata, uno sfoggio culturale che, nell'abbondanza delle citazioni, rivela lo sforzo teso ad impressionare favorevolmente il committente di grande prestigio ed importanza. Il tema è affrontato in termini devoti, con l'introduzione della figura dell'arcangelo Michele e il rispetto delle differenze gerarchiche. La tela è organizzata su due registri: nella parte superiore siedono Cristo e gli Intercessori circondati dai santi, in quella inferiore si trovano a destra i dannati, sospinti dai diavoli, a sinistra gli eletti, accolti dagli angeli; le due schiere sono nettamente separate dall'azione centrale dell'arcangelo, mentre il raccordo tra i due registri è dato dalla croce e dagli angeli recanti i simboli della passione. Guardando il Giudizio Universale lo spettatore, viene preso da una sensazione di "terribile", di angoscia, che pervade tutta l'opera. Questa sensazione è dovuta alla grande vivacità dei colori, che mai Lomi aveva usato fino ad allora nelle sue opere precedenti. Il suo intento è quello di sorprendere lo spettatore con la vivacità dei colori e con lo sfoggio dei vestiti e degli ornamenti. La Resurrezione mostra un identico sfoggio di cultura, in cui predominano un tono aulico e soluzioni di notevole effetto: il cromatismo vivace e brillante accostato ad un chiaroscuro denso e fumoso, che esalta il contrapporsi delle figure in luce e in ombra; il compiacimento descrittivo per gli svolazzi, le piume e le alabarde; un sottile virtuosismo nel rendere le luci crepuscolari del paesaggio di fondi. La struttura compositiva rimanda ad analoghe soluzioni di ambito romano (Resurrezione del Cavalier d'Arpino e al Martirio di Santa Susanna del Laureti).
A Genova Lomi entra in contatto col Manierismo nordico dello Spranger che rende più vibranti le sue opere, che al tempo stesso sono più castigate e composte per i contatti con la pittura controriformista, una pittura più severa, e "devota" dell'Italia settentrionale.
Attualmente le due tele sono collocate molto in alto, sopra i portali laterali, quasi certamente, in origine ebbero una sistemazione diversa, forse all'interno di qualche cappella. Questa collocazione è dovuta all'arrivo, tra il 1662 e il 1696, di altri dipinti.
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Fonti
Alizeri, Federigo, Guida Artistica per la Città di Genova (vol. I), 1846, pag. 268 "...Direm prima di queste per non interromper poi il giro delle cappelle. Le due rappresentati la Risurrezione di Cristo, e l'Universale giudizio sono opere d'Aurelio Lomi pisano, studiate quanto gli permetteva l'indole frettolosa, e colorite secondo lo spronava la brama d'imitare il maestro, che fu il Cigoli..."
Lanzi, Luigi Antonio, Storia Pittorica della Italia. Dal risorgimento delle Belle Arti fin presso al fine del XVIII Secolo, 1809, pag. 255 "(...) In quella città son opere di lui copiosissime, come il S. Antonio a’ Francescani, e il Giudizio Universale a S. M. di Carignano, quadri che fermano per non so quale novità; il primo grazioso, ricco, moderato di tinte; il secondo terribile e del più vivo colore che usasse mai."
Ticozzi, Stefano Dizionario degli Architetti, Scultori, Pittori ecc. d'ogni età e d'ogne nazione (vol. II), 1831, pag. 339 "(...) ed il Giudizio universale a S. Maria di Carignano, che sorprendono ugualmente il conoscitore e la moltitudine,(...) l'altro per un certo che di terribile che campeggia in tutta l'opera, e per una vivacità di clori non usata nelle altre opere (...)"
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Bibliografia
Galassi, Maria Clelia, Lomi a Genova, in: Roberto Paolo Ciardi, Maria Clelia Galassi, Pierluigi Carofani (a cura di), Aurelio Lomi: maniera e innoazione, 1989, pag. 118
Mondadori, Giorgio & Associati, Dizionario Enciclopedico dei Pittori e degli Incisori Italiani dell'XI al XX secolo (vol. VII), Torino, 1990
Immagini
RESURREZIONE DI CRISTO
Portale laterale destro
GIUDIZIO UNIVERSALE (1603)
Portale laterale sinistro